Un Rinascimento chiamato Baustelle

Io li amo con violenza! Li ho cantati in testa ed a squarciagola, li ho celebrati ovunque, dall'alcova delle cuffiette, alla macchina, fino alla strafottenza al karaoke dove diedi dello stronzo al dj che interruppe il momento "Gomma" con la frase "ma qualcuno conosce questa canzone?". La vidi una mancanza di rispetto più grossa della mia dato che inoltre lo invitai con il (suo) microfono a tacere e non interrompere. I Baustelle hanno il romanticismo di una mantide religiosa immersa nei fiori e annegata nella violenza ferale dell'istinto, è per questo che riescono ad essere cangianti rispetto allo stato d'animo di chi li ascolta. Sono il tipico caso di band che ti lascia affamato per quanto saporita ma sazia di brani davvero suggestivi e seducenti. Ho ascoltato "L'amore e la violenza" a lavoro, con le cuffie. Il primo ascolto devo essere sincero non è stato fulminante, anzi, e proprio per questo ho sentito la necessità di riascoltarlo ancora. Beh in 12 ore l'ho riascoltato 4 volte e quello che prima mi sembrava un album da sottofondo e non da cantare a squarciagola sia diventato il diario di uno, nessuno e centomila con dei lampi di scrittura che finiranno prestissimo sui muri o mischiati con pelle e inchiostro. Il percorso dei Baustelle è strano perchè come se per darsi lo slancio avessero preso la rincorsa tra la musica degli anni 70 e 80. Si confermano dei Rinascimentali della musica, dei rinascimentali alla Pier Michele Denti che per intenderci è così:

Questa sostituta della Venere del Botticelli è Betty, la sorella di Anna che conta i giorni che mancano al liberalismo. Questo album è la loro era dell'acquario, questo a mio avviso dividerà il pubblico tra quelli che si lasciano suggestionare dal cantiere di fiabe Baustelle e quelli che si aspettano da questo daimon della musica sinfonica che li faccia sentire in discoteca.

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