La canzone più antica al mondo
- 🌑🌒eclissidistorta🌘🌑
- 25 gen 2017
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Sicuramente la melodia più antica al mondo è riconducibile al soundscape, ovvero alla spontanea attitudine della Natura nel divenire un'Orchestra. Le prime arti di cui l'uomo ha goduto gli furono donate dalla natura, da sempre grande fonte di emulazione. Alcune fonti riconducono la “scoperta” del ritmo al principio di paleolitico superiore (e quindi parliamo di 55.000 anni fa), proprio perché non si esclude che gli uomini primitivi, con l’ausilio di pietre ed ossa scandissero il tempo accompagnandosi magari con battiti di mani e piedi. Composizioni talmente semplici che oggigiorno se prescindessimo dal contesto storico stenteremmo a definirle musica, soprattutto per la mancanza di un sistema teorico di organizzazione della partitura musicale che arriverà con nell'antica Grecia. Vi sono attestazioni di musica in tutte le più grandi civiltà passate e diversi scrittori dell’antica Grecia, tra cui Platone, ne narrano l’importanza; se dapprima la musica scandiva solo la sacralità dei riti religiosi, in seguito canti e balli divennero parte integrante di feste e banchetti, caratterizzarono i primevi generi teatrali per finire poi, anzi, oggi per essere parte integrante delle nostre giornate. Ma se volessimo ascoltare la canzone più antica al mondo?
In realtà dato che gli studi si addentrano nei meandri del tempo (e archeologi e studiosi non godono ancora ahinoi del dono dell’onniscienza) è più azzeccato definirla la più antica attestazione di musica MA c’è chi ha “ritrovato” la risposta a questa domanda.
Nel 1986 Anne Draffkorn Kilmer, professoressa di Assiriologia presso l’Università della California decifrò una tavoletta in argilla dai caratteri cuneiformi risalente al 1400 a.C. rinvenuta nei pressi di Ugarit (una delle città più antiche al mondo), che secondo il musicologo Richard Fink sarebbe la dimostrazione di come già ai tempi esistesse una scala diatonica di sette note con tanto di armonia. L'interpretazione è ancora controversa, ma è chiaro che la notazione indica i nomi delle corde della lira, o per essere più precisi da un sammûm a nove corde. La tavoletta inoltre contiene anche le istruzioni per il cantante, che celebra la dea hurrita dei frutteti Nikkal. Nonostante la difficoltà interpretativa del linguaggio hurrita il testo è stato tradotto in maniera semplificata ma ne è forse più ardua l’interpretazione:
“Verrò sotto il piede destro del trono divino, e sarò purificato e cambierò. Una volta che i peccati sono perdonati, non dovranno più essere modificati, mi sento bene dopo aver compiuto il sacrificio.
Ho fatto amare la dea e lei mi ama nel suo cuore, l’offerta che porto può coprire interamente il mio peccato, con timore, ti porto olio di sesamo per mio conto.
La sterile può diventare fertile, il grano può essere portato via, lei, la moglie, si farà carico al padre (dei bambini). Ella può dare figli a chi ancora non li ha avuti”.
Nell'aprile del 2010, alla Damascus Opera House, l'Orchestra Nazionale Sinfonica Siriana, insieme al più eclettico pianista ed attivista siriano Malek Jandal, ha suonato il brano in chiave polifonica, regalandoci una versione estremamente suggestiva.
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