Una rockmantica al concerto dei Dream Theater
- 🌑🌒eclissidistorta🌘🌑
- 1 feb 2017
- Tempo di lettura: 3 min

Siete mai stati ad un concerto senza conoscere gran parte della discografia?
A me capita, perchè mi incuriosiscono le culture musicali diverse dalle mie e le alchimie che si creano tra l'artista e gli spettatori.
Così ieri ho assistito alla seconda data dei Dream Theater insieme al mio socio in fatto di concerti al quale dedico questo articolo dato che, se non mi avesse regalato il biglietto non esisterebbe.
Mentre guidavo verso l'Auditorium pensai: "Avrò problemi con i tacchi? Vabbè che se sono sopravvissuta al concerto dei Foo Fighters ed Iggy Pop con le scarpe aperte posso sopravvivere anche a questo".
In realtà non mi importava (come al solito) che i tacchi potessero essere inappropriati, è che proprio non sapevo che target di fan avrei trovato.

Con tutto il mio stupore, i fan in giacca e cravatta erano molti, ed io partendo proprio dalla cravatta a fiori di uno di loro ho iniziato ad immaginarne ed intrecciare il percorso discografico dei Dream Theater al progressivo cambiamento in questi 32 anni di quell'uomo .
Mi capita spesso di pensare al fatidico momento in cui arriva tua moglie e ti rammenda i jeans bucati, o tagli la cresta per il tuo capo, o per evitare che i clienti pensino che tu sia un bamboccio satanista eviti le felpe con teschi, borchie, catene e altra ferraglia.

E' il ninfale del rocker in cui dopo la muta in adolescenziale, ripercorrendo quasi la strada a ritroso fino a quel decoro che i nostri genitori tanto ci sponsorizzavano. Ma neanche gli abiti più ingessanti soffocheranno quella musica a noi uterina, e ne ho avuto l'ennesima conferma accorgendomi che a qualche posto più lontano da me c'era una signora di 73 anni: Anna che conosceva le canzoni sicuramente meglio di me e le cantava facendomi venire continuamente la voglia di alzarmi ad abbracciarla.
Il mio sguardo è stato un pendolo tra la signora Anna e l'infaticabile Mike Mangini. Ora posso svelarvi che ero lì solo per lui, per vedere questo cinque volte vincitore del titolo di batterista più veloce al mondo: beh, ne è valsa la pena perchè il suo tocco è fantastico e la sua presenza scenica è
impagabile. Nonostante sia incastonato tra casse, rullanti, tom e timpani, Mangimi divora la scena non solo con il suono della sua batteria, ma anche con le sue smorfie argute e gioiose , oltre che per le serie di flessioni nei pochi minuti in cui lascia il palco.

E' insomma un piacere per occhi ed orecchi il suo personalissimo show, in un concerto che, devo ammettere, sembra più un'impeccabile audizione in cui manca il trasporto dei due suonatori di corde che non riempiono il palco quando LaBrie non c'è. John Myung è sicuramente ipnotico, le sue dita zampillano sulle corde mentre la vena dell'avambraccio gli pulsa come se dettasse il tempo, ma la sua staticità sul palco (tranne nei momenti di assolo molto suggestivi e a luci spente) sono quasi alienanti. Sembra che John Petrucci sia incaricato a svegliarlo ogni tanto per fargli fare la passeggiatina di rito verso Mangini.

Rudess risulta solerte e armonioso sia con lo spirito spassoso di Mangini, che con la scena dato che, grazie a qualche gesto, ogni tanto sembra il direttore d'orchestra delle luci oltre che un danzatore di tango con la sua tastiera volteggiante. LaBrie si concede molto al pubblico e a qualche chiacchiera ma soprattutto non sbaglia una nota, la sua voce è fluente ed energica come del resto anche lui che non fa altro che rendere omaggio ad ogni lato del palco. Alla fine del concerto LaBrie, Rudess e Mangini in maniera estremamente entusiasta hanno chi battuto il cinque chi stretto la mano con il pubblico. Io invece, dalla mia balconata, ho lanciato un fischio attirando l'attenzione di Mangimi, gli ho fatto cenno di lanciarmi la sua bacchetta e lui mi ha imitato il lancio di una giarrettiera, beh sono uscita ridendo a crepapelle perchè è stato estremamente buffo.
コメント