Giorgio Poi @ Quirinetta
- 🌑🌒eclissidistorta🌘🌑
- 25 mar 2017
- Tempo di lettura: 1 min

Ultimamente mi capita di fare degli esperimenti di antropologia a soggetti estranei alla cultura musicale Indie, i prescelti di solito sono: mio padre, mia madre oppure i miei amici vinilici, ovvero quelli che guardano con sdegno il nuovo panorama musicale, soprattutto italiano, perchè troppo legati ai giganti del passato.
Ieri ho invorticato uno di questi:
"Che farai stasera?"
"Andrò a sentire Giorgio Poi al Quirinetta, vieni?"
"Non so chi sia, sarà un altro di questi strimpellatori da pomeriggio a Villa Ada."
"Ti sbagli amico mio, stasera tu verrai con me a sentire un concerto Indie Psychedelight".
Beh l'esperimento è riuscito! Il soggetto, che dapprima con l'ascolto su Spotify si era limitato a definire Poi "un po' diverso dal resto", non ha potuto fare a meno di ricredersi durante il concerto in cui Poi, con uno sguardo estatico e nebuloso, si abbandonava a virtuosismi diafani increspati da un cantato in una bolla di sapone.

Poi ha la splendida capacita di sintetizzare sonorità da aviatore degli anni '80 in testi con pindarici tran tran che rendono la sua musica esoticamente italiana.
Durante il concerto era impossibile non gongolare nella spuma musicale e cantare come si farebbe in macchina guidando verso una distesa di curve per non pensare ma ritrarre.
Come in ogni viaggio in macchina capita di imbattersi in radio nella canzone di un'altra generazione che ha tutto il sapore di ogni tempo. In questo caso "Il mare d'inverno", arrangiata con magistrale personalità da Giorgio Poi ha aumentato ancora di più quel senso di intimità e serendipità scaturito dalle sue canzoni.
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